di Paolo Santoné
Benché sia sul mercato solo da pochi mesi, il
creeker
nove piedi del marchio americano, ha avuto una gestazione molto lunga: i
primi prototipi, infatti, erano già in fase di test più di due anni fa,
al tempo dell’uscita del nuovo Nomad. La casa produttrice ha avuto
quindi tutto il tempo di mettere a punto lo scafo fino all’ultimo
dettaglio,
mettendo infine sul mercato una barca “matura” e perfettamente equilibrata.
Il kayak concentra in sé tutte le più recenti tendenze dei nuovi creeker
dinamici, pensati per le gare di alto corso e le discese sportive,
senza rinunciare al classico “stile Dagger”.
Le misure dichiarate per questo scafo sono: lunghezza 271 cm (8’11”),
larghezza 68 (26,7″), volume 337 lt (89 gall), peso 23 kg (49.5 lbs). Il
pozzetto è di misura key hole (86 x 48 cm) come su tutte, o quasi, le
Dagger.
Le dimensioni sono importanti, ma l’imbarcazione non appare massiccia,
anzi lo slancio della punta, lunga e alta, le dona una certa grazia. Il
rocker è pronunciato, soprattutto davanti e il baricentro è leggermente
arretrato, ma non tanto come sulla Nirvana. Il fondo è di tipo planante
ma non piatto, specialmente nella parte centrale e anteriore, conserva
un certa curvatura. Sul raccordo del fianco è presente un accenno di
doppio rail che diventa un po’ più pronunciato solo in coda. In coperta
sono presenti nervature che sottolineano lo sbalzo della punta, la coda è
più bassa e appiattita, ma di buon volume. Nel complesso la linea
appare slanciata.
Le finiture, esterne e interne, sono ultra curate, così come abitudine
del marchio americano. Ogni cosa è al posto giusto, funzionale ed
esteticamente gradevole. Dalla finitura lucido-opaco dello scafo, alle
maniglie in lega; dal puntapiedi con piastra in espanso (che ammortizza
gli impatti e non lo fa “ballare”) e corretta inclinazione, alle
regolazioni multiple del sedile e di tutta l’impostazione interna. Ogni
dettaglio è studiato e curato al massimo. Il prezzo da pagare, per tanta
meticolosità e comfort è un peso che, come dicevamo, raggiunge i 23 kg.
C’è da dire che almeno il peso è reale e non, come capita
frequentemente, 21 kg sulla carta e 23 reali.
Prova in acqua.
Fin dal primo momento in cui si sale sul Phantom, sembra di calzare uno
scarpone realizzato su misura: avete presente quella sensazione di
comodità ma senza “gioco”, di supporto ma senza costrizione, di contatto
ma senza fastidiosa compressione? Tutto questo lo trovate, con poche
semplici regolazioni, nell’impostazione interna di questo kayak. Il mio
peso è al limite inferiore del range raccomandato per questa
imbarcazione (66- 116 kg, ma lo vedo ottimale per paddlers dai 75 ai 95
kg), e le mie gambe sono piuttosto esili, ma nonostante questo il
contatto con il premicosce è eccellente, l’angolo e l’inclinazione delle
gambe ottimale e grande la comodità. Sensazione di controllo assoluto.
Nonostante le dimensioni importanti non sembra affatto di stare su un “barcone”.
La stabilità primaria è buona, ma minore di altri kayak con fondo più
piatto (penso ad es. alla Waka OG), ma la stabilità secondaria è
eccellente e soprattutto, grazie ai fianchi progressivi, sono
morbidissime le transizioni side to side, sempre con grande sensazione
di supporto.
Quello che mi ha colpito maggiormente di questo scafo è la prevedibilità
e la compostezza delle reazioni, non sempre scontate su kayak di questa
classe che spesso, come contropartita per un comportamento sportivo e
dinamico, restituiscono reazioni brusche e a volte impegnative da
“domare”. Non è questo il caso del Phantom.
Altra caratteristica piacevolmente sorprendente è la facilità con cui lo
scafo plana: basta un piccolo dislivello, sfruttare la rampa prodotta
dal cuscino di fianco a un masso, la discesa da un’onda un po’ più
ripida e subito la punta si solleva e lo scafo scivola con grande
leggerezza, lasciandosi condurre con i fianchi. Davvero molto divertente
e fonte di grandi soddisfazioni.
La velocità è buona, pur non raggiungendo forse in assoluto le punte di
altri modelli, ma in compenso le traiettorie sono sempre controllabili
con facilità e le correzioni rimangono agevoli. Ottima naturalmente la
capacità di stare sopra l’acqua e di riemergere prontamente. Morbido
l’atterraggio dai salti ed eccellente la capacità di bucare, senza
scomporsi, rulli e ritorni.
Mi piace di più |
Mi piace di meno |
- Cura dei particolari
- Comportamento dinamico ma equilibrato
- Facilità di planata
- Boof
- Manovrabilità
- Comfort
Acquista Dagger Phantom: Alpin Action shop
Test: Paolo Santonè
Edit: Pietro Linda
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- Peso elevato
- Prezzo elevato
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