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Tuesday 13 November 2018

Dagger Phantom



di Paolo Santoné
Un sentito ringraziamento all’amico Vladimiro Caminiti per aver permesso questa prova.

Benché sia sul mercato solo da pochi mesi, il creeker nove piedi del marchio americano, ha avuto una gestazione molto lunga: i primi prototipi, infatti, erano già in fase di test più di due anni fa, al tempo dell’uscita del nuovo Nomad. La casa produttrice ha avuto quindi tutto il tempo di mettere a punto lo scafo fino all’ultimo dettaglio, mettendo infine sul mercato una barca “matura” e perfettamente equilibrata.
Il kayak concentra in sé tutte le più recenti tendenze dei nuovi creeker dinamici, pensati per le gare di alto corso e le discese sportive, senza rinunciare al classico “stile Dagger”.
 Le misure dichiarate per questo scafo sono: lunghezza 271 cm (8’11”), larghezza 68 (26,7″), volume 337 lt (89 gall), peso 23 kg (49.5 lbs). Il pozzetto è di misura key hole (86 x 48 cm) come su tutte, o quasi, le Dagger.
 Le dimensioni sono importanti, ma l’imbarcazione non appare massiccia, anzi lo slancio della punta, lunga e alta, le dona una certa grazia. Il rocker è pronunciato, soprattutto davanti e il baricentro è leggermente arretrato, ma non tanto come sulla Nirvana. Il fondo è di tipo planante ma non piatto, specialmente nella parte centrale e anteriore, conserva un certa curvatura. Sul raccordo del fianco è presente un accenno di doppio rail che diventa un po’ più pronunciato solo in coda. In coperta sono presenti nervature che sottolineano lo sbalzo della punta, la coda è più bassa e appiattita, ma di buon volume. Nel complesso la linea appare slanciata. 


 Le finiture, esterne e interne, sono ultra curate, così come abitudine del marchio americano. Ogni cosa è al posto giusto, funzionale ed esteticamente gradevole. Dalla finitura lucido-opaco dello scafo, alle maniglie in lega; dal puntapiedi con piastra in espanso (che ammortizza gli impatti e non lo fa “ballare”) e corretta inclinazione, alle regolazioni multiple del sedile e di tutta l’impostazione interna. Ogni dettaglio è studiato e curato al massimo. Il prezzo da pagare, per tanta meticolosità e comfort è un peso che, come dicevamo, raggiunge i 23 kg. C’è da dire che almeno il peso è reale e non, come capita frequentemente, 21 kg sulla carta e 23 reali. 
 Prova in acqua.
 Fin dal primo momento in cui si sale sul Phantom, sembra di calzare uno scarpone realizzato su misura: avete presente quella sensazione di comodità ma senza “gioco”, di supporto ma senza costrizione, di contatto ma senza fastidiosa compressione? Tutto questo lo trovate, con poche semplici regolazioni, nell’impostazione interna di questo kayak. Il mio peso è al limite inferiore del range raccomandato per questa imbarcazione (66- 116 kg, ma lo vedo ottimale per paddlers dai 75 ai 95 kg), e le mie gambe sono piuttosto esili, ma nonostante questo il contatto con il premicosce è eccellente, l’angolo e l’inclinazione delle gambe ottimale e grande la comodità. Sensazione di controllo assoluto.
 Nonostante le dimensioni importanti non sembra affatto di stare su un “barcone”.
La stabilità primaria è buona, ma minore di altri kayak con fondo più piatto (penso ad es. alla Waka OG), ma la stabilità secondaria è eccellente e soprattutto, grazie ai fianchi progressivi, sono morbidissime le transizioni side to side, sempre con grande sensazione di supporto.
Quello che mi ha colpito maggiormente di questo scafo è la prevedibilità e la compostezza delle reazioni, non sempre scontate su kayak di questa classe che spesso, come contropartita per un comportamento sportivo e dinamico, restituiscono reazioni brusche e a volte impegnative da “domare”. Non è questo il caso del Phantom.


 Altra caratteristica piacevolmente sorprendente è la facilità con cui lo scafo plana: basta un piccolo dislivello, sfruttare la rampa prodotta dal cuscino di fianco a un masso, la discesa da un’onda un po’ più ripida e subito la punta si solleva e lo scafo scivola con grande leggerezza, lasciandosi condurre con i fianchi. Davvero molto divertente e fonte di grandi soddisfazioni.


 La velocità è buona, pur non raggiungendo forse in assoluto le punte di altri modelli, ma in compenso le traiettorie sono sempre controllabili con facilità e le correzioni rimangono agevoli. Ottima naturalmente la capacità di stare sopra l’acqua e di riemergere prontamente. Morbido l’atterraggio dai salti ed eccellente la capacità di bucare, senza scomporsi, rulli e ritorni.



Mi piace di più       Mi piace di meno
  • Cura dei particolari
  • Comportamento dinamico ma equilibrato
  • Facilità di planata
  • Boof
  • Manovrabilità
  • Comfort
 Acquista Dagger Phantom: Alpin Action shop

 Test: Paolo Santonè
Edit: Pietro Linda
  • Peso elevato
  • Prezzo elevato